Cardiologia "San Martino", impiantato un defibrillatore sotto ipnosi

Primo caso in Sardegna di utilizzo dell'ipnosi clinica in una procedura di elettrostimolazione cardiaca


ORISTANO, 11 LUGLIO 2014 – Impiantare un defibrillatore automatico nel torace di una paziente che, anziché essere sottoposta ad anestesia generale, è stata ipnotizzata. E' accaduto all'ospedale “San Martino” di Oristano, nell'Unità Operativa guidata dal dottor Antonio Caddeo, dove lo scorso martedì 8 luglio l'equipe composta dai medici Gianfranco Delogu, Maria Valeria Demontis, dalle infermiere Ombretta Pinna e Milena Zedda e dal tecnico di radiologia medica Giorgio Scanu, con il prezioso supporto degli ipnologi Nino Sole e Danilo Sirigu, provenienti dall'Azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari (che hanno scelto di collaborare gratuitamente con la Asl 5), ha eseguito un intervento del tutto particolare, primo senz'altro nel suo genere in Sardegna e di cui non si conoscono altri casi in letteratura.

«L'ipnosi clinica è una tecnica ormai validata in sedazione e analgesia – spiega il primario dell'Unità di Cardiologia dell'ospedale “San Martino” – ed è stata utilizzata in procedure interventistiche odontoiatriche, gastroenterologiche, dermatologiche e ostetrico-ginecologiche, ma non è presente in letteratura il suo utilizzo in procedure di elettrostimolazione cardiaca». Da qui la novità dell'intervento eseguito al “San Martino”.

Si è ricorso all'ipnosi, come alternativa alla classica anestesia generale, per via delle condizioni di salute della paziente, che in passato aveva avuto delle importanti complicazioni e che soffriva di stati d'ansia e di un'aumentata sensibilità al dolore.

Alla donna doveva essere impiantato un defibrillatore automatico, apparecchio in grado di rilevare eventuali disturbi del ritmo cardiaco e di intervenire con un impulso di corrente per eliminare l'aritmia. «Tutto si è svolto come di routine per ciò che riguarda l'intervento – hanno raccontato i medici che hanno eseguito l'operazione – la peculiarità ha riguardato la parte introduttiva, quando gli ipnologi, parlando alla paziente attraverso delle cuffie auricolari, l'hanno fatta cadere in un stato di ipnosi profonda, un processo che ha richiesto circa venti minuti». Quindi l'equipe medica della Cardiologia, che per la prima volta si trovava a eseguire un intervento del genere, ha potuto procedere nell'impianto. «Per l'efficacia dell'ipnosi, era necessario l'assoluto silenzio – hanno sottolineato i sanitari – per questo abbiamo operato con la massima cautela, cercando per quanto possibile di comunicare fra noi con i gesti e con i cenni degli occhi. E' stato necessario un grande coordinamento e tutto è andato per il meglio: è stato un ottimo lavoro di squadra».

Al termine dell'intervento, che nel complesso è durato circa un'ora, la paziente ha dichiarato di ricordare tutto, ma di non aver sofferto. A testimonianza di ciò, i medici hanno rilevato che nel corso dell'operazione tutti i parametri vitali si sono mantenuti costanti e non c'è stato l'incremento di pressione che solitamente si verifica, a segnalare che la paziente non ha subito alcuno stress. I sanitari hanno potuto constatare che anche il sanguinamento è stato meno abbondante di quanto non si verifichi nella maggior parte dei casi ed il risveglio della donna, che ora è stata dimessa e sta bene, è stato rapido e sereno.
Quella dell'ipnosi è una delle nuove frontiere della medicina, che si sta rivelando una valida alternativa alle tecniche anestestiche classiche, e che presenta, rispetto a queste, degli indubbi vantaggi: può essere utilizzata su pazienti allergici alle sostanze chimiche presenti negli anestestici e su quelli che presentano diverse controindicazioni all'anestesia generale.
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