Terapia elettroconvulsivante: "Necessario superare i pregiudizi"

Convegno organizzato dal Dipartimento di Salute Mentale in collaborazione con l'associazione CittadinanzAttiva-Tribunale per i Diritti del Malato.

ORISTANO, 5 GIUGNO 2013 – Fare luce sulla terapia elettroconvulsivante (Tec) e sfatarne tabù e pregiudizi. E' stato questo l'obiettivo del convegno organizzato dal Dipartimento di Salute Mentale della Asl 5 in collaborazione con l'associazione CittadinanzAttiva -Tribunale per i Diritti del Malato questa mattina all'ospedale “San Martino” di Oristano.

«Abbiamo voluto promuovere un convegno su quello che impropriamente è chiamato “elettroshock” – ha spiegato il Direttore del Dipartimento di Salute Mentale Giampaolo Minnai – per accendere i riflettori su una terapia la cui validità e sicurezza è ormai stata dimostrata e che in alcuni casi è l'unica a poter salvare la vita di un paziente, ma che sconta la pena di essere orfana di sponsor: alle sue spalle non ci sono le case farmaceutiche internazionali che hanno tutto l'interesse a cavalcare le resistenze legate a questo tipo di trattamento. Il nostro impegno di medici – ha detto Minnai – deve andare oltre i sentimenti di paura e deve essere basato sull'evidenza clinca e sull'efficacia, non sui pregiudizi».

Il Dipartimento di Salute Mentale oristanese è l'unico in Sardegna ed uno dei pochissimi in Italia ad effettuare la terapia elettroconvulsivante, praticata per la prima volta nel 1938 da due italiani, Ugo Cerletti e Lucio Bini. Oltre a Oristano, i centri che la garantiscono nel nostro Paese sono quelli di Brunico, Montichiari, Milano e Pisa. Al “San Martino” nel 2012 sono stati trattati con questa terapia 17 pazienti, di cui 9 donne e 8 uomini, con un'età media di 50 anni, sette residenti nella nostra provincia, gli altri provenienti dal resto dell'Isola. Tutti i pazienti soffrivano di depressione e si erano sottoposti senza successo al trattamento farmacologico, provando in media 6 o 7 tipologie di farmaco. Nove di loro avevano tentato il suicidio, ed erano a rischio recidiva. «Emblematico che ben 6 dei 17 pazienti fossero laureati – ha sottolineato il dottor Salis – indice del fatto che ad un maggiore tasso di scolarizzazione, e quindi presumibilmente ad un maggiore grado di conoscenza, sia associata una maggiore adesione alla terapia: chi ha la possibilità di informarsi in maniera obiettiva, laica ed approfondita sceglie la terapia elettroconvulsivante in misura maggiore rispetto a chi non ha gli strumenti per farlo». Da sottolineare, infatti, che come tutte le terapie, anche questa necessita del consenso informato del paziente per essere attuata.

«Tutte le linee guida internazionali contemplano la Tec per la cura della depressione – ha illustrato lo psichiatra Piergiorgio Salis – ed i più recenti studi statunitensi ed inglesi provano che questo tipo di terapia per il trattamento della depressione presenta una rapidità d'azione maggiore rispetto a quella farmacologica, ha meno effetti collaterali e dà migliori risultati clinici. E' persino preferibile, rispetto ai farmaci, per le donne in gravidanza ed i pazienti debilitati». Oggi tutto il mondo, in cima i paesi del Nord Europa, tra cui Danimarca, Norvegia e Svezia, praticano abitualmente la Tec, mentre in Italia, che non ha mai adottato linee guida in merito, questo tipo di trattamento resta di fatto un tabù. Gli effetti collaterali, come hanno espiegato gli esperti, esistono e sono prevalentemente associati ai disturbi della memoria, ma il corretto posizionamento degli elettrodi e le macchine sempre più sofisticate, che offrono oggi la possibilità di personalizzare e dosare gli impulsi, stanno riducendo l'entità di questo problema.

Ma la vera frontiera legata a questa terapia è quella dei recenti studi sulle cellule nervose, studi che hanno dimostrato che la Tec è in grado di stimolare la produzione delle connessioni fra neuroni, migliorando quindi l'attività cerebrale. «oggi possiamo dire che questa terapia a lungo demonizzata non solo non è colpevole o dannosa, ma migliora l'attività cerebrale e dà migliori effetti sul sistema nervoso centrale».
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