Al via lo screening uditivo neonatale

ORISTANO, 23 SETTEMBRE 2009 - Partirà a ottobre lo screening uditivo neonatale negli ospedali di Oristano e Bosa, un'attività di monitoraggio e prevenzione che permetterà di diagnosticare eventuali disturbi uditivi nei bambini e di intervenire per evitare che questi si ripercuotano negativamente sulle loro facoltà cognitive e di linguaggio. Il progetto è stato presentato nel corso della conferenza stampa tenutasi nella sede legale Asl, in via Carducci, a cui hanno preso parte il direttore generale della Asl n°5 Bruno Palmas, il responsabile dell'Unità operativa di Pediatria Giovanni Zanda, l'audiometrista Gabriele Piredda e la presidentessa della FIADDA Sardegna (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi) Cesarina Pibiri, associazione che ha avanzato la proposta dello screening uditivo sul nostro territorio.



Lo screening

Lo screening – che attualmente viene effettuato solo in pochi ospedali della Sardegna – sarà effettuato gratuitamente su tutti i neonati della provincia di Oristano sia nel periodo di degenza post-parto, nel secondo giorno di vita del piccolo, che su appuntamento, d'accordo con i genitori del bambino all'atto della dimissione dall'ospedale. Il controllo avverrà per mezzo di un apparecchio elettronico portatile che, applicato all'orecchio del piccolo, restituirà istantaneamente il risultato del test e sarà in grado di scoprire eventuali deficit uditivi per mezzo di otoemissioni. L'esame andrà eseguito entro i primi tre mesi di vita del bambino e, in caso di esito positivo, dovrà essere ripetuto a distanza di 15/30 giorni per almeno altre due volte. Se l'esito positivo sarà riconfermato, sarà necessario passare a un accertamento di secondo livello.

Nel periodo di avvio, l'esame sarà effettuato per due giorni alla settimana dall'audiometrista Gabriele Piredda, medico specializzato nello screening uditivo neonatale, che per i primi tre mesi affiancherà e guiderà il personale sanitario della Asl nel corretto utilizzo dell'apparecchiatura diagnostica. Successivamente, al termine del periodo di affiancamento, potranno essere gli stessi sanitari interni a eseguire l'esame, che è indolore e non comporta alcun rischio per la salute del piccolo. "Siamo soddisfatti - afferma il responsabile dell'unità operativa di Pediatria Giovanni Zanda - che da ottobre potremo finalmente partire con questo progetto, che avevamo intenzione di attivare da tempo. Si tratta di un test non invasivo per i bambini e relativamente poco costoso, che permetterà però di diagnosticare precocemente eventuali anomalie uditive e di intervenire subito perchè i piccoli possano essere curati".


I deficit uditivi


«I deficit uditivi – spiega l'audiometrista Gabriele Piredda – costituiscono una delle maggiori anomalie presenti alle nascita che, se non diagnosticate per tempo, possono compromettere gravemente i processi di sviluppo cognitivo. Al contrario, è dimostrato che i bambini che vengono sottoposti a tempestiva diagnosi e ad un pronto trattamento riabilitativo hanno un potenziale di sviluppo delle capacità linguistiche sovrapponibile a quello dei normoudenti».

Una indagine tardiva può infatti dare origine a diagnosi inappropriate: si tende, ad esempio, a confondere la sordità non riconosciuta con ritardo mentale e cognitivo. Inoltre per sordità infantile medio-lieve si può avere una percezione errata della personalità del bambino, che di volta in volta è definito apatico, disaffettivo o iperattivo. Se il processo di misconoscimento della sordità si prolunga, le difficoltà legate al deficit sensoriali possono tramutarsi in vere e proprie disabilità, di competenze affettive, relazionali e cognitive.



I dati

Dati statistici nella nostra Regione fanno rilevare che 1-2 neonati su 1000 e 2-4 su 100 fra quelli prematuri sono affetti da perdita uditiva bilaterale significativa. E' quindi possibile stimare in Sardegna un’incidenza di circa 20 nuovi casi di ipoacusia severa neonatale all’anno. In questo scenario epidemiologico, pur non esistendo dati certi, è empiricamente e statisticamente noto che la provincia di Oristano occupa una posizione rilevante per incidenza di malattia.

Nonostante la prevalenza dell’ipoacusia congenita sia dunque più elevata di quella della fenilchetonuria, una malattia genetica che affligge un neonato su 10.000, e dell’ipotiroidismo congenito, uno su 3.000, per le quali la legislazione italiana prevede uno screening neonatale, per le ipoacusie tale monitoraggio non è previsto. Ciò significa che l'età media di riscontro dei disturbi uditivi si attesta tra i 14 e i 30 mesi di vita, età considerata troppo avanzata perché gli interventi riabilitativi siano realmente efficaci.



L'intesa con la FIADDA


Riconoscendo la gravità del problema, la Asl n°5 ha perciò accolto l'invito dell'associazione FIADDA (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi) Sardegna e si è impegnata ad avviare un piano provinciale di screening neonatale dotando i presidi ospedalieri di Bosa e Oristano delle attrezzature specifiche e del personale professionalizzato per l’attuazione dello screening neonatale universale. «Siamo soddisfatti di essere riusciti a varare questo progetto in tempi brevi – ha spiegato il manager Bruno Palmas – Dopo aver accolto l'invito dell'associazione FIADDA a effettuare nei nostri punti nascita l'attività di monitoraggio uditivo ed averlo siglato con un accordo, ci siamo immediatamente attivati per dare gambe all'accordo e per far partire quanto prima lo screening. Adesso – ha concluso il direttore generale – siamo pronti e ad ottobre tutti i neonati di Oristano e Bosa potranno beneficiare gratuitamente dell'esame».

Soddisfatta anche la presidentessa della FIADDA Sardegna, Cesarina Pibiri, che ha presentato alla Asl n°5 la richiesta di dotare i punti nascita della provincia dell'apparecchio per la misurazione delle ipoacusie e di allargare anche al nostro territorio uno screening che, nonostante i pesanti costi sociali e sanitari di una malattia non curata e, di contro, il basso costo e la relativa semplicità dello screening, non viene oggi garantito obbligatoriamente in tutti gli ospedali italiani. «Siamo felici che la Asl oristanese abbia accolto la nostra richiesta – ha affermato Cesarina Pibiri – Questo eviterà a molti bambini e a molte famiglie di dover pagare le conseguenze di una sordità o di un deficit uditivo diagnosticato troppo tardi. Significherà che molti bambini non perderanno l'uso della parola e che la loro malattia non si trasformerà in una disabilità, perché oggi, grazie ad avanzate tecniche di riabilitazione e sofisticati apparati tecnologici, un soggetto che soffre di disturbi uditivi è in grado di parlare e di condurre una vita normale».
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