“Diabete in cammino”, nona edizione dell'ultramaratona Assl-Aniad

diabete in cammino
L'iniziativa è mirata a sensibilizzare all’importanza dell’attività fisica come strumento per mantenersi in buona salute e sperimentare sul campo gli effetti benefici del movimento nelle persone affette da diabete.

ORISTANO, 2 MAGGIO 2019 – Anche quest'anno medici, infermieri e operatori del Servizio di Diabetologia dell’Ats-Assl Oristano, fianco a fianco con i pazienti e gli atleti dell'Aniad (Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici), hanno indossato tuta e scarpe da ginnastica e si sono messi in marcia per la nona edizione della Ultramaratona a tappe "Diabete in cammino".

Oltre cento i chilometri percorsi in quattro giorni, dal 24 al 28 aprile, alla scoperta del Limbara, uno dei paesaggi più suggestivi della Gallura, con un duplice obiettivo: accendere i riflettori sull’importanza dell’attività fisica come strumento per mantenersi in buona salute e sperimentare sul campo, attraverso la compilazione di un vero e proprio diario di viaggio, gli effetti benefici del movimento nelle persone affette da diabete, malattia che nella provincia di Oristano conta circa 9.000 pazienti, con una percentuale di nuovi casi di diabete di tipo 1 che supera circa sei volte la media nazionale.

All’ultramaratona hanno partecipato oltre quaranta persone di età compresa fra gli 11 e i 77 anni, sane o con diabete di tipo 1 (autoimmune e insulino-dipendente) e 2 (dell’adulto), accompagnate come di consueto dallo staff medico composto dal diabetologo, dietista, infermiera, psicologa e podologa, e dal direttore dell’Ats-Assl Oristano Mariano Meloni, che ormai da anni aderisce all’iniziativa.

La nona edizione di “Diabete in cammino” è stata caratterizzata dalla sperimentazione di un’importante innovazione tecnologica, utile a una migliore gestione della malattia. Tutti i partecipanti con diabete sono stati dotati di un sensore FGM (Flash Glucose Monitoring) da applicare sul braccio che, interfacciato con una app installata sullo smartphone di ciascuno, ha permesso di poter leggere in tempo reale il valore glicemico sul proprio cellulare, verificandone la tendenza, e di inviare i dati al pc del diabetologo, che ha potuto valutare nell’immediato la miglior strategia terapeutica da consigliare a ogni partecipante.

«Lungo il cammino abbiamo insegnato ai nostri pazienti a modificare e variare le dosi di insulina prima e dopo l'attività fisica e abbiamo consigliato loro come alimentarsi in queste occasioni – spiega il diabetologo Gianfranco Madau – L’ultramaratona è da sempre la testimonianza diretta che con il diabete non solo si può convivere serenamente, ma si può anche praticare un esercizio fisico intenso: numerosi studi dimostrano che i pazienti che si sottopongono a un allenamento regolare, accompagnato da una dieta adeguata, hanno minori complicanze e vivono più a lungo di quelli fisicamente inattivi».
«Allo stesso tempo, con quest’iniziativa abbiamo voluto fare prevenzione sul campo, uscendo dagli ambulatori per raggiungere i cittadini non solo metaforicamente, ma fisicamente – prosegue il medico – e sensibilizzarli all’importanza del movimento: è scientificamente accertato che 150 minuti di esercizio fisico alla settimana sono utili a prevenire il rischio di diabete in maniera migliore dei farmaci».

La sedentarietà è infatti una delle principali cause di morte prevenibile a livello mondiale e il più insidioso fattore di rischio non solo per ciò che riguarda il diabete di tipo 2, ma anche le cardiopatie ischemiche, gli ictus, l'obesità, il cancro del colon e del seno. E poi ancora ipertensione, osteoporosi, tromboflebite, Alzheimer, depressione e ansia, per citare alcune delle complicanze legate a una scarsa o nulla attività fisica: malattie, queste, che nel complesso riducono notevolmente la prospettiva di vita di una persona malata rispetto a una sana: è stato calcolato che praticare regolarmente attività fisica significa guadagnare almeno sei anni di vita.
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