Gestire l'assistenza sanitaria per i migranti: convegno

Presentato oggi dal Servizio Igiene Pubblica della Asl 5 il protocollo operativo da attuare in caso di sbarco nel porto di Oristano.

ORISTANO, 17 SETTEMBRE 2016 – Come assicurare un'assistenza sanitaria adeguata ai migranti che arrivano in Sardegna per fuggire dai conflitti o dalla fame. Se ne è parlato questa mattina all'ospedale S.Martino di Oristano nel corso del convegno organizzato dal Servizio di Igiene Pubblica della Asl 5 dal titolo “La gestione sanitaria dell'emergenza migranti”. Aperto a tutte le istituzioni che collaborano nel governo del fenomeno migratorio, l'evento era principalmente rivolto agli operatori sanitari che potrebbero essere coinvolti nelle operazioni di primo soccorso.

«Il fenomeno migratorio non deve essere percepito come un problema, ma come un'opportunità di crescita per tutti» ha dichiarato in apertura il Commissario Straordinario della Asl 5 di Oristano Maria Giovanna Porcu, citando Riace, piccolo centro calabrese che ha fatto dell'accoglienza ai migranti la chiave di volta per rilanciare la propria economia ed invertire un trend demografico in profonda crisi. «Penso alle nostre realtà sarde, come la Marmilla o la Planargia, che vivono oggi un calo verticale delle nascite e che grazie a progetti di integrazione potrebbero avere un'occasione di sviluppo a beneficio sia dei residenti sia degli stranieri» ha proseguito la dottoressa Porcu, che ha anche annunciato la possibilità che nel prossimo futuro il porto di Oristano, designato come punto di approdo dalla prefettura di Roma, possa essere protagonista di uno sbarco, ipotesi davanti alla quale sarebbe necessario attivare la macchina dei soccorsi nel giro di 24 ore.

E' per questo che l'Azienda sanitaria oristanese ha elaborato un protocollo operativo, presentato oggi dalla direttrice del Servizio di Igiene Pubblica Maria Valentina Marras. Il documento, una dettagliata road map da seguire in caso di un possibile sbarco, indica come organizzare le tende-ambulatorio, quali professionalità coinvolgere - medici, infermieri, ostetriche, psicologi, ma anche mediatori culturali e farmacisti, oltre che volontari - quali presidi e attrezzature mettere in campo, come superare le difficoltà linguistiche ed organizzare gli aspetti amministrativi e burocratici relativi all'identificazione dei migranti.

Un modello, quello elaborato dalla Asl 5 di Oristano, mutuato in larga parte dall'esperienza della Asl 8, che ha già gestito con successo diversi sbarchi nel corso dell'ultimo anno. Ma la direttrice del Dipartimento di Promozione della salute dell'Azienda sanitaria cagliaritana Silvana Tilocca, coordinatrice delle operazioni di assistenza sanitaria allo sbarco, oltre a illustrare il percorso di primo soccorso, ha anche parlato delle strutture istituite per garantire ai migranti un'assistenza di secondo livello. Dal 2005 è infatti stato attivato a Cagliari l'ambulatorio per stranieri temporaneamente presenti (STP), che assiste persone delle più diverse nazionalità, etnie e religioni, a cui successivamente si è affiancato il Centro orientamento per la fruizione dei servizi sanitari ai migranti (COSSI) ed infine l'ambulatorio di strada, che offre assistenza medica di base e orientamento ai senzatetto, che oggi sono sempre in maggior numero persone straniere.

La dottoressa Tilocca ha anche illustrato il modificarsi dell'identikit del migrante: «Se nel 2005 si trattava di soggetti sani, forti fisicamente ed equilibrati dal punto di vista psichico, oggi chi arriva fugge da realtà drammatiche, scappa dalla fame, è vittima di guerre, torture, detenzione, abusi»: la sua fragilità fisica e psichica è molto più accentuata dunque ed il suo bisogno sanitario cresce.

Ad oggi sono oltre diecimila gli stranieri accolti in Sardegna, provenienti per lo più da Eritrea, Siria, Nigeria, Somalia, Gambia, Senegal, Sudan, Ghana e Guinea. «L'età media delle persone sbarcate è di 22 anni – ha spiegato la dottoressa Paola Pirastu, responsabile dell'ambulatorio migranti della Asl di Cagliari – e sono numerosi i minori stranieri non accompagnati: 950 quelli arrivati nel 2016 in Sardegna, di cui 87 in provincia di Oristano». Trattandosi di un fenomeno relativamente recente, sono però poche le strutture di accoglienza adeguate, e spesso i minori (660 nell'isola, 56 in provincia di Oristano) finiscono in quelle per adulti.

Complessivamente, a luglio 2016 si contavano sul territorio regionale 112 centri di accoglienza straordinari attivi (per lo più strutture ricettive come alberghi e agriturismo), di cui 11 sul territorio oristanese (13 a settembre 2016), territorio che, dall'aprile 2015 ad oggi ha visto transitare sul suo territorio circa 500 richiedenti asilo.

La seconda parte del convegno è stata dedicata infine a un focus sulla scabbia e sulla tubercolosi, due delle malattie maggiormente riscontrate fra i migranti, per le quali sono state indicate dal dermatologo Gianfranco Vinci e dallo pneumologo Giuseppe Oppo le modalità di contagio, di diagnosi e di cura. «E' necessario sfatare il mito di un facile contagio riguardo queste malattie: occorrono contatti molto ravvicinati e prolungati perchè si corra questo rischio - hanno concluso gli specialisti – rischi che dunque non minacciano la collettività né il personale sanitario che assiste i migranti».
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