Il paziente anziano in Pronto Soccorso: dibattito

Incontro-dibattito organizzato dal Simeu sul grey tsunami, il fenomeno del massiccio ricorso ai servizi d'emergenza delle persone in età avanzata.

ORISTANO, 26 MAGGIO 2016 – Gli anziani fanno ricorso al 118 cinque volte di più rispetto al resto della popolazione e, al loro ingresso in Pronto Soccorso, portano con sé un pesante bagaglio di fragilità non solo di natura sanitaria, ma anche sociale, psicologica e in alcuni casi economica. Una situazione così complicata che spesso espone gli operatori dei servizi di emergenza al rischio di un ricovero improprio – inutile, se non dannoso per gli anziani – o di una dimissione in condizioni di insicurezza.

Si chiama “grey tsumani”, l'assalto dei pazienti dai capelli grigi, quello a cui i Pronto Soccorso italiani sono quotidianamente sottoposti, ed è di questo fenomeno che si è discusso nel corso dell'incontro “Il vecchio... e il male” organizzato questa mattina nell'Aula consiliare di Oristano dai rappresentanti dellla Simeu (Società Italiana di Medicina di Emergenza-urgenza) Salvatore Manca, Direttore del Dipartimento di Emergenza-Urgenza della Asl 5, e Corrado Casula, responsabile aziendale del Servizio di emergenza territoriale 118, in occasione della Settimana nazionale del Pronto Soccorso. Al tavolo dei relatori anche l'assessore ai Servizi Sociali del Comune di Oristano Maria Obinu, il rappresentante di Cittadinanzattiva -Tribunale per i Diritti del Malato (partner dell'iniziativa Simeu) Francesco Cabras, il geriatra dell'ospedale Delogu di Ghilarza Nico Muçaka e il responsabile territoriale della Croce Rossa italiana Maurizio Angius.

«Si calcola che siano circa 5 milioni gli anziani che afferiscono al servizio di emergenza degli ospedali perchè non trovano una risposta nei servizi territoriali – ha spiegato Salvatore Manca – Il ricovero in ospedale però rischia di essere doppiamente dannoso per l'anziano, che deve affrontare principalmente due tipi di problemi: il disorientamento legato a non trovarsi nel proprio ambiente familiare e le infezioni ospedaliere che, su un paziente già debilitato, rischiano di aggravarne le condizioni di salute. C'è poi il problema del ritorno a casa, perchè spesso si tratta di anziani soli per cui occorre attivare una rete di assistenza sociale». «Il problema sanitario – gli ha fatto eco Maria Obinu – per gli anziani non è quasi mai disgiunto da quello sociale, ed il nostro Plus si è speso molto su questo fronte, attivando diversi servizi, tra cui lo Spes, una sorta di “pronto soccorso sociale” che interviene nei giorni e negli orari in cui i servizi sociali sono chiusi attraverso un numero verde a cui enti come forze dell'ordine e ospedali si possono rivolgere in caso di emergenza». Da circa un mese è partita anche l'Unità di strada della Croce Rossa, un servizio che, come ha specificato il suo rappresentante Maurizio Angius, è dedicata alle persone senza fissa dimora o con situazioni abitative precarie. L'Unità di strada entra in azione di notte, dalle 20.30, ed offre anche un sostegno agli anziani che vivono in solitudine: «Invitiamo tutti i cittadini che sono a conoscenza di situazioni di persone bisognose, che vivono in strada o in alloggi di fortuna, a segnalarceli contattando il fisso della Cri 0783.210311 (dalle ore 8.00 alle 14.00) o il numero 320.1654109 (disponibile 24 h su 24)».

Sul tandem ospedale-territorio ha insistito anche il rappresentante di Cittadinanzattiva Francesco Cabras, che ha chiarito come il ruolo del Pronto Soccorso non possa e non debba essere quello di dare risposte a situazioni che non sono di emergenza-urgenza e come la filiera della salute, per l'anziano, debba coinvolgere attivamente famiglia, medico di medicina generale, servizi territoriali, e solo in casi estremi l'ospedale.

«L'anziano che si reca al Pronto Soccorso ha problematiche nettamente diverse da quelle del resto dei pazienti – ha chiarito il geriatra Muçaka, tracciandone un'identikit – presenta malattie multiple, problemi cronici, difficoltà a muoversi, incapacità di vita autonoma, deficit cognitivo e depressione, prende da 4 a 17 farmaci diversi, numero che si amplia alle sue dimissioni. E', in una parola, vulnerabile. Spesso il suo ricovero è frutto di una assistenza inappropriata sul territorio e, se le sue dimissioni non sono pianificate attentamente, rischi di finire in ospedale nelle successive 24 ore». Vanno quindi cercate delle risposte integrate, che non possono lasciare i servizi di emergenza ospedaliera soli a fronteggiare un fenomeno complesso.

A tirare le fila del dibattito è stato Corrado Casula: «Abbiamo scoperto, grazie a questo incontro, che esistono sul nostro territorio diversi servizi in grado di rispondere in maniera più appropriata alle esigenze dei pazienti più fragili e soli, come gli anziani. Questo è merito del Plus, della Asl, del Comune, delle associazioni di volontariato. Occorre fare rete per dare ai cittadini una risposta più qualificata. Occorre anche avere il coraggio di ripensare la rete ospedaliera, come sta avvenendo attualmente, e di ricoventire alcuni ospedali, dando risposte più appropriate rispetto a quelle del ricovero classico, che rischia di essere per gli anziani inutile, se non pericoloso».
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