Lavorare nonostante la Sla, la storia di un dipendente Asl 5

Salvatore Figus, impiegato amministrativo 44enne di Busachi, affetto da sclerosi laterale amiotrofica, continua a occuparsi del suo impiego da casa grazie a un progetto di telelavoro.

BUSACHI, 28 OTTOBRE 2014 – La sola parte del corpo che la malattia gli consente ancora di muovere sono gli occhi. Ed è attraverso gli occhi che Salvatore Figus, 44 anni, residente a Busachi ed impiegato della Azienda Sanitaria Locale n.5 di Oristano negli uffici amministrativi di Ghilarza, continua a comunicare con il mondo e, soprattutto, a lavorare. La SLA, sclerosi laterale amiotrofica, diagnosticatagli nel dicembre 2012, lo ha privato della capacità di parlare, di muoversi, di respirare autonomamente, ma non la volontà di restare aggrappato alla vita con tutte le sue forze. La sua ragione di vita è oggi rappresentata dal suo impiego, che continua a impegnarlo ogni mattina, fino alle due del pomeriggio.

Grazie a un progetto di telelavoro attivato dai Servizi amministrativi del Distretto socio-sanitario di Ghilarza-Bosa, Salvatore Figus può continuare oggi ad occuparsi di ciò di cui si occupava prima della malattia, ovvero dell’Ufficio Rapporti Internazioni Asl di Ghilarza. Lo fa tramite un sofisticato software che, leggendo i movimenti dei suoi occhi su una tastiera virtuale, gli permette di scrivere con lo sguardo, senza muovere le mani. Salvatore può comporre testi, inviare mail, consultare documenti, aprire e modificare file, fare tutto ciò che faceva prima, e farlo da casa.

«Gestisco a distanza i crediti e i debiti su programma NSIS Aspe, una sorta di ufficio virtuale dematerializzato che collega Regione, Ministero Salute, Istituzione Competente e Stato dell'Unione Europea – scrive Salvatore sul pc – seguo i procedimenti amministrativi dell’Ufficio, tutto via e-mail: lo definisco l'ufficio del futuro». Un futuro che la malattia lo ha costretto a trasformare rapidamente in presente. Quello di Salvatore è in realtà un ruolo strategico, perchè grazie alla sua approfondita esperienza in materia è possibile recuperare crediti sanitari dai Paesi esteri che, spesso, per carenza di adeguate competenze o per la mancata applicazione della normativa europea, non vengono riscossi. «Questa esperienza – osserva il manager Asl Mariano Meloni, che nei giorni scorsi si è recato a fare visita al dipendente insieme al Direttore Amministrativo Maria Giovanna Porcu e a quello Sanitario Orlando Scintu – rappresenta uno dei pochi casi in Italia in cui il progetto di telelavoro viene sperimentato con una persona affetta da una malattia così seria e invalidante come la SLA, e la nostra Asl può esserne senz'altro orgogliosa». «Abbiamo promosso questo progetto – aggiunge la dottoressa Porcu, che si è spesa per superare gli ostacoli burocratici legati alla sua attivazione – perché ciò rientra nel percorso che la nostra Azienda ha compiuto nell'ottica della valorizzazione delle risorse umane e della umanizzazione delle cure: per noi Salvatore è un dipendente con una professionalità alle spalle, ma è anche un paziente che, attraverso il lavoro, dà un senso alla sua vita».

In servizio dal 1991 presso l'Unità Sanitaria Locale 12 di Ghilarza, poi confluita nell'Asl 5 di Oristano, Salvatore Figus ha lavorato dapprima al Servizio di Igiene pubblica, poi alla Riabilitazione e dal 2010 si è occupato delle cure all’estero. Nel frattempo si è diplomato ed ha iniziato il percorso per laurearsi in giurisprudenza, un percorso interrotto dalla malattia.

Avviare il progetto di telelavoro non è stato facile: è stato necessario un anno prima che la sua richiesta potesse essere accolta, «un tempo così lungo perchè la normativa a riguardo non è di facile applicazione, ma ho incontrato molta disponibilità da parte di colleghi e dirigenti – prosegue Salvatore – Devo ringraziare in particolare il Direttore Amministrativo Maria Giovanna Porcu, il Direttore dei Presidi Ospedalieri Nicola Orrù, il Responsabile dei servizi amministrativi del Distretto di Ghilarza-Bosa Pino Melis e Tonino Selis, che si sono spesi per riuscire ad ottenere che continuassi a lavorare. Per me il telelavoro significa sfuggire alla malattia, io amavo e amo il mio lavoro. Alzarsi tutte le mattine ed avere un impegno, un ruolo, è un modo per combattere la SLA, per sentirmi utile, continuare a fare il bene della comunità e per non rubare lo stipendio».

Ad aiutarlo nella quotidianità sono due assistenti ed i suoi familiari, una anziana madre e una sorella, e poi una rete di parenti che si alternano per non lasciarlo mai solo. Ma è anche la fede a sostenerlo, e la speranza che il prima possibile arrivi una cura per la SLA, una malattia che in provincia di Oristano, con oltre 40 casi, registra la più alta incidenza nell'Isola. Il ringraziamento di Salvatore, oltre che alla Direzione della Asl 5, che gli ha permesso di continuare a lavorare, va all'equipe della Rianimazione di Oristano e Nuoro, alla neurologa Simonetta Clemente, al reumatologo Antonello Cossu, all’anestesista Paola Fadda e al neurochirurgo Nassin: professionisti che sono stati e sono vicini a lui e alla sua famiglia nell'affrontare una malattia che gli ha tolto la capacità di respirare, ma non il sorriso.
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